La valle di
Schievenin è di nuovo sulle pagine dei giornali, ed ancora una volta
quello che traspare nei progetti e nelle migliorie possibili sono i
soldi.
Sembra che il comune di Quero –
Vas porti a casa o abbia già portato a casa con destinazione la
Valle di Schievenin, una cifra come 600 mila euro, qualcosa di più
o qualcosa di meno ha poca importanza. Quello che importa invece è
l’utilizzo di questi bei soldoni. Non si capisce mai bene se si
vuole il bene della valle e dei suoi abitanti o di persone terze.
Certamente il comune con il suo Sindaco e la sua giunta e tutti
quelli che hanno il “potere” per amministrare hanno l’ultima
parola, a loro spetta la decisione, ma altrettanto sicuramente,
chi frequenta la Valle, chi AMA la Valle davvero anche se esterno e
solo turista sporadico, in un paese democratico può dire la sua.
Sarebbe bello che si mirasse davvero al bene della frazione di
Schievenin, agevolando in primis i valligiani , piuttosto che pochi
intimi che nella Valle vedono solo il proprio profitto.
Penso che l’occasione di ricevere gratis soldi europei capiti di
rado a comuni montani come il comune di Quero, e penso che sia un
peccato sciuparli in progetti poco positivi sviluppando un’area
come le vecchie scuole elementari tra l’altro già recentemente
invano ristrutturate . Valuterei invece di potenziare comunque
qualsiasi attività lungo la strada principale, e dovendo proprio
pensare a camere per dormire, darei l’opportunità ai proprietari
delle case sempre lungo la strada o del Borgo ad esempio,
recuperando tra le stanze delle loro abitazioni delle camere da
adibire a bed and breakfast, offrendo così un modo per aprire
un’attività ristrutturando la propria casa, i soldi in questo
modo finirebbero giustamente nelle mani di chi la Valle la vive da
generazioni. Inoltre c’è da tener presente che a Schievenin
non c’è mai stato e difficilmente potrà esserci un turismo di
massa come in altri siti più remunerativi, bensì si tratta di una
frequentazione di un ristretto numero di arrampicatori che si
muovono in giornata e che, vista la chiusura della Speranza
eventualmente necessitano di un bar o perché no di una trattoria,
anche questa potrebbe e dovrebbe essere una valida prospettiva di
lavoro per i valligiani, ovviamente la struttura deve essere
visibile e soprattutto comoda in strada e con un parcheggio per
evitare la tentazione a tirare dritto con l’auto verso casa o ad
altri bar. Poi per quanto riguarda la carrozzabile c’è
sicuramente bisogno di posteggi per i giorni di maggior afflusso, ma
parlando di qualche domenica, non credo servano aree così grandi,
basta solo risistemare quelle già presenti per renderle più facili
alle manovre; trovo inoltre assurda l’idea di chiudere la
strada, sono convinto che con la chiusura definitiva della rotabile
più della metà dei frequentatori si dirigerebbero in altre valli,
scemando perciò l’idea di un" piccolo" sviluppo turistico. In tutto
questo parlare di soluzioni tra le varie cose dette ho sentito
anche un vociferare di eventuali finanziamenti per la
manutenzione della palestra di roccia….posso dire che in 30 anni
di Valle frequentata per arrampicare e per camminare, ho attrezzato
moltissime vie su roccia e contribuito a tenere puliti i sentieri che
son solito fare senza aver bisogno di un introito, a mie spese,
esattamente come lo hanno fatto e continuano a fare molti altri per
pura passione, e trovo sia corretto che continui così, senza che subentrino scopi di lucro, perché la
valle è sempre andata avanti con il volontariato ed ipotetici
sovvenzionamenti penso vadano dati comunque sempre ai locali.
venerdì 26 febbraio 2016
lunedì 15 febbraio 2016
Alpi Feltrine 3.12.89 Torre Lucia via nuova
Aperta fuori stagione,in fretta e furia,rincorrendo un sogno che temevamo ci rubassero...
E' una via bella su roccia compatta e in una torre suggestiva.
L'apertura in inverno oltre alla fatica ci ha regalato momenti indimenticabili in un ambiente da favola fra i più belli delle Alpi Feltrine...
Roberto Calabretto di 56 anni è un sognatore
delle crode ancora in attività. Oltre a centinaia di
ripetizioni di vie classiche in tutto l'arco alpino,
conta una trentina di vie nuove, numerose invernali
e alcune solitarie prestigiose, di cui la via Paolo VI
in Tofana e la prima solitaria invernale della via del
pilastro grigio sul Mulàz.
E' una via bella su roccia compatta e in una torre suggestiva.
L'apertura in inverno oltre alla fatica ci ha regalato momenti indimenticabili in un ambiente da favola fra i più belli delle Alpi Feltrine...
Roberto Calabretto di 56 anni è un sognatore
delle crode ancora in attività. Oltre a centinaia di
ripetizioni di vie classiche in tutto l'arco alpino,
conta una trentina di vie nuove, numerose invernali
e alcune solitarie prestigiose, di cui la via Paolo VI
in Tofana e la prima solitaria invernale della via del
pilastro grigio sul Mulàz.
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