Con una buona dose di fortuna riusciamo a sciogliere il nodo della matassa: la roccia non è quella della Vallaccia, ma si lascia comunque domare alternando tratti discreti a tratti così e così, ma regalandoci in cambio un' infinita possibilità per proteggerci.
Nel primo tentativo sono purtroppo costretto, a malincuore, a fare alcuni "resting" ed un passaggio in A1 per posizionare qualche chiodo discreto. La volta successiva rifacciamo tutto in libera, completiamo la via lasciando le soste quasi completamente attrezzate e tutti i chiodi usati lungo i tiri.
Naturalmente non è mancata la festa, giunti in macchina Aldo tira fuori con mia grande sorpresa una borsa frigo contenente un salame di cervo, rigorosamente prodotto da lui, e una bottiglia di vino nero.... e così complimentandoci a vicenda e fra una sorsata e l'altra, il mio compagno mi confessa: " pensa che, in più di quarantanni che vengo su di qua a scalare e ad aprire nuove vie, non ho mai volto lo sguardo agli strapiombi di quella parete...".
Per una ripetizione portare alcuni chiodi, utili quelli a lama, e una serie completa di friend.
Accesso e ritorno come per la via "l'ultima del vecio"(guardare su uno dei post precedenti).