martedì 27 novembre 2018

Una delle pagine più belle...

Sicuramente da non prendere alla lettera, ma è un pensiero che fa riflettere...
Da "Eravamo immortali" di Maurizio Zanolla:
Salire una montagna da soli - per una parete di roccia verticale, per un canalone ghiacciato o per cresta - è fonte di grande soddisfazione personale. Bisogna però vedere in che modo si porta a termine la solitaria. Un vecchio principio di sicurezza dice che devi saper scendere ogni passaggio superato in salita. Per molti solitari questa è la regola fondamentale, ma ad altri non basta; allora si ricorre alla corda, con i vari sistemi di auto assicurazione, che oltre a limitare di molto i rischi di una caduta inarrestabile donano una sicurezza psicologica non indifferente. "Se cado la corda mi tiene". Così, però, viene a mancare una delle una delle componenti più importanti dell'ascensione solitaria: il sapere per certo di non poter contare su niente e nessuno, di non poter sbagliare." Se cado è finita". Il solitario dovrebbe contare solo su se stesso e sui propri mezzi, valutandoli e usandoli in modo da ottenere il risultato voluto. Si arrampica privi di ogni assicurazione. L'autoassicurazione va bene per chi mira alla prima solitaria, o all'impresa sportiva inserita nell'ambito generale dell'alpinismo odierno, che punta sempre più alle competizioni agonistiche. Roba che nulla ha a che vedere con lo scalare i monti. La vera arrampicata è un'attività meravigliosa, uno stile di vita fantastico, slegato dal resto del mondo; un taglio netto con la società e le sue leggi, le sue regole assurde, con cui non rimane altro che un freddo rapporto commerciale.
 Libertà totale del fisico e della mente, in un'attività che non ha paragoni; fa parte della montagna stessa, dialogare con il vento, la neve, il sole; sentirsi camosci, aquile, natura, quindi uomo nella sua vera dimensione.
A questo punto non esistono più gradi di difficoltà o tempi di salita: si va, si sale e si scende per ripartire ancora. Le cose mostrano allora la loro vera fisionomia, smascherate dai falsi pregiudizi che avevamo all'interno di una società bizzarra, assurda, che lì non esiste più.
Anche la morte - terrore degli uomini, considerata il peggiore dei mali da chi sente il bisogno di pregare - mostra la sua vera faccia: non fa più paura. Anzi, la si accetta, la si guarda in volto e la si sente arrampicare accanto, ma non da fastidio.
Il solitario può arrivare al limite, può arrampicare rischiando di cadere, o rischiando di morire perché in discesa non saprebbe quel che ha appena fatto in salita, ma non importa. Non mette a repentaglio l'incolumità di nessuno. Di solito, quando lo vanno a raccogliere, i soccorritori non superano neppure il limite delle ghiaie poste alla base della parete.
Si può anche morire vivendo.          ( Roberto De Bortoli, detto Bob)